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ROMA (4 gennaio) - E' di nuovo alta tensione fra Gianfranco Fini e Il Giornale di Vittorio Feltri dopo il violento attacco di oggi del quotidiano della famiglia Berlusconi al presidente della Camera.
«Ho letto con grande stupore il titolo e l'articolo di oggi...», è l'inizio della lettera che il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha inviato a Feltri dopo aver letto il titolo della prima pagina del Giornale di oggi: «Fini come Di Pietro. Dal patrimonio di An sono spariti gli immobili: trasferiti a società parallele, proprio come hanno fatto l'ex pm e i Ds».
«Concordo con la lettera che La Russa mi ha letto in risposta al direttore Feltri. Tutti i partiti hanno adottato misure amministrative indispensabili come ha fatto An. Da Forza Italia al Pd. La fondazione di An è stata affidata alla guida di un gruppo qualificato di dirigenti ampiamente rappresentativo che designammo tutti insieme mesi fa. Nulla a che fare con la torbida gestione familistica del partito dell'odio», ha aggiunto il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
Bondi: inaccettabile. «Ritengo che certi titoli e articoli come quello di oggi che stabilisce un paragone inaccettabile tra il presidente della Camera Fini e Di Pietro, non giovano ad un corretto confronto politico e soprattutto alla necessaria unità e rafforzamento del Pdl», ha affermato Sandro Bondi, coordinatore del Pdl.
«L'accoppiata politica Berlusconi-Fini, oltre a essere la più solida della seconda Repubblica, è il classico esempio di un'operazione in cui due più due fa cinque. Chi mina alla serenità di questa accoppiata mette a serio rischio la crescita del Pdl e la tenuta di maggioranza e governo», ha detto Italo Bocchino, vice capogruppo del Pdl alla Camera, secondo cui Feltri è stato autore oggi «di un'operazione giornalistica inaccettabile perché mirante esclusivamente a colpire l'accampamento amico senza un perché e senza un fondamento valido».
«Il nuovo attacco de Il Giornale a Gianfranco Fini è volgare nei contenuti e ridicolo nella sostanza», ha replicato il deputato del Pdl finiano Fabio Granata, secondo il quale «aver voluto dar vita ad una Fondazione per gestire in modo trasparente e impersonale il considerevole patrimonio materiale e culturale di una comunità politica, è stato un gesto lungimirante e nobile da parte di Fini, che ha coinvolto nei suoi vertici tutte le componenti della vecchia An, anche quelle attualmente a lui più lontane».
Feltri «si è autoproclamato come unico depositario delle idee, degli umori, delle speranze degli elettori del centro destra, si è fatto re senza popolo, si è fatto generale senza esercito», ha scritto oggi Filippo Rossi, direttore di Ffwebmagazine, periodico online della fondazione Farefuturo del president edella Camera. «Un atteggiamento, quello di Feltri, che ricorda la retorica dei fascisti della prim'ora, quelli che pensavano di essere depositari dell'anima genuina del regime, Ma la politica - continua Ffweb - non è questione di identità forti. È piuttosto questione di dialogo e, ancor di più, di analisi dei problemi».
«Anche oggi Farefuturo e Feltri se le danno di santa ragione... che noia... ma mai che litighino con la sinistra...», ha chiosato Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.
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