Berlusconi querela Repubblica

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    Il premier chiede un risarcimento di un milione di euro. Franceschini: ci denunci tutti. Bersani: atto sconsiderato

    MILANO - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, fa causa a Repubblica e chiede 1 milione di euro di risarcimento per le dieci domande che il quotidiano rivolge da tempo al premier. Domande a cui il capo del Pdl non ha mai voluto dare una risposta diretta. Secondo Berlusconi, è scritto nell'atto di citazione depositato al Tribunale di Roma e citato dal giornale, le domande sono «retoriche e palesemente diffamatorie». Sentito da Reuters, l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini, ha inoltre annunciato di essere pronto ad avviare azioni legali per diffamazione contro anche in Gran Bretagna, Francia e Spagna per le notizie apparse sui media locali a proposito della vita privata del suo cliente.

    LA REPLICA DI EZIO MAURO - Laconico il commento del direttore Ezio Mauro che in un editoriale intitolato semplicemente «Insabbiare» spiega che «non potendo rispondere, se non con la menzogna, Berlusconi ha deciso di portare in tribunale le dieci domande per chiedere aiu giudici di fermarle, in modo che non sia più possibile chiedergli conto di vicende che non ha saputo chiarire: insabbiando così, almeno in Italia, la pubblica vergogna di comportamenti rivati che sono al centro di uno scandalo internazionale e lo perseguitano politicamente».

    LE REAZIONI POLITICHE - La decisione di adire alle vie legali contro il quotidiano romano ha suscitato le inevitabili reazioni del mondo politico. Il segretario del Pd Dario Franceschini, che ha telefonato al direttore di Repubblica per esprimergli solidarietà, parla di «incredibile azione giudiziaria del premier». «È chiaro - commenta Franceschini - che ci troviamo di fronte ad una indegna strategia di intimidazione nei confronti di un singolo giornale, dell'opposizione e di chiunque difenda i principi di un Paese libero che non ha precedenti in nessuna democrazia e che è anche un segno di paura e di declino. Il presidente del consiglio non denunci solo Repubblica, ci denunci tutti. Ribadisco che settembre dovrà essere il mese di una grande mobilitazione, al di là dei colori politici, per la difesa della libertà di stampa e del diritto all'informazione». L'ex ministro Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd, parla di «iniziativa inaccettabile e dieci volte scondiderata» perché «percorrendo questa strada il presidente del Consiglio si vedrà costretto a chiamare in tribunale mezzo mondo»; Sonia Alfano, europarlamentare dell'Italia dei valori, definisce il ricorso al tribunale «un atto infame e ridicolo». «Il ’Caimano’ - così definisce Berlusconi rifacendosi all'omonimo film di Nanni Moretti - la smetta di attaccare ad ogni piè sospinto i media non allineati con minacce che ricordano ben altri tempi e si comporti da capo del governo di una moderna democrazia: la smetta di mentire, tanto ormai non gli crede più nessuno, e risponda punto per punto. Un Paese dove non vi è libertà d`informazione non si può definire libero. E l`Italia libera lo sta divenendo sempre meno».

    «ACCADE SOLO IN ITALIA» - «L'Italia è l'unico Paese nel quale un giornale viene denunciato perché fa le domande - fanno notare in una nota congiunta Federico Orlando e Giuseppe Giulietti dell'associazione Articolo 21 -. Speriamo che almeno il presidente voglia dichiarare la sua disponibilità a presentarsi in aula e a rispondere almeno alle domande dei giudici. Magari vorranno fargliene più di dieci . Non vogliamo neppure credere che voglia usare il dolo Alfano per sfuggire al contraddittorio . O no?».



     
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  2. Dailypain
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    "E' una intimidazione nei confronti della libertà di stampa". Dario Franceschini lancia l'allarme dopo la denuncia nei confronti di Repubblica presentata da Silvio Berlusconi per diffamazione. "Non si era mai visto in una democrazia - dice il segratrio del Pd - un capo del governo che di fronte a una platea di imprenditori invita a non fare pubblicità sui giornali che scrivono cose sgradite. Oggi c'è stata una denuncia a Repubblica, poi un attacco de Il Giornale nei confronti di Avvenire. Siamo di fronte a un vero e proprio atto di intimidazione alla libertà di stampa in questo paese".
     
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    Parla il giurista Stefano Rodotà: "Rischia di farci diventare un'eccezione tra le democrazie"

     
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    Il segretario Fnsi Franco Siddi allarmato per la querela di Berlusconi a Repubblica e per l'attacco al direttore di Avvenire



    Attori, registi, scrittori e volti noti del mondo della cultura aderiscono all'appello dei giuristi Intervista ad Ascanio Celestini



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4 replies since 28/8/2009, 18:27   66 views
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